Una fotografia con una messa a fuoco scorretta si può definire sbagliata, da non confondere con una fotografia con il mosso, sono due cose ben distinte. La sfocatura riguarda più che altro il soggetto fotografato che non è venuto ben distinto e definito, una fotografia mossa è mossa nel complesso. Da ricordare che una fotografia mossa non necessariamente è un errore, esiste il mosso creativo che è una vera arte fotografica con delle tecniche ben precise. Gli errori che si possono fare quando si sbaglia la messa a fuoco sono molteplici, il problema non è unicamente “non ho messo a fuoco correttamente”, sono anche altri i fattori che hanno il potere di rendere uno scatto sfocato.
Se hai sbagliato la messa a fuoco è molto probabile che tu abbia messo a fuoco la cosa sbagliata, se ad esempio parliamo di un ritratto, probabilmente non hai scelto volontariamente il punto corretto che in questo caso è l’occhio più vicino al fotografo, quindi in questo caso non è una foto sfocata ma una foto con il fuoco nel punto sbagliato. Se la persona da fotografare non è al centro dello scatto dovrai ricomporre, mettere cioè a fuoco e tenendo premuto il pulsante di scatto a metà ricomporre l’inquadratura e scattare, altrimenti non scegliendo tu il punto di messa a fuoco lo sceglierà la fotocamera e non sarà l’occhio (nelle reflex “entry level” ci sono pochi punti di messa a fuoco e concentrati al centro) a meno che non sia una reflex dotata di Eye AF, capace cioè di rilevare l’occhio ed agganciarlo non facendosi distrarre da altro.
Un altro piccolo consiglio ma non poi così piccolo, è quello di ricordarsi dello sharpening (sia in ingresso/input che in uscita/output), se scatti in jpeg impostando la fotocamera, attraverso il software se in raw.
Spesso lo sfocato dipende invece dal movimento della fotocamera stessa, i consigli base sono un paio, innanzitutto trattenere il respiro nell’istante dello scatto e premere delicatamente il pulsante di scatto, una pressione energica porta micromovimenti. Un consiglio più tecnico riguarda invece un altro fattore importantissimo per garantirsi la nitidezza di uno scatto ed è la giusta scelta del tempo di scatto. C’ è una vera e propria “regola” ad aiutarci: a mano libera (ovviamente se uso un cavalletto il problema non sussiste) per evitare il rischio di utilizzare tempi di scatto troppo lunghi si consiglia di scattare ad un tempo calcolato in questo modo: 1/la lunghezza focale scelta (per non avere come risultato un tempo comunque lungo se la reflex è aps-c bisogna moltiplicare la focale per 1,5 ). Quindi ad esempio se sto usando un 100mm non scattare con un tempo al di sotto di 1/100 di secondo. Una premessa doverosa riguarda l’effetto che si vuole ottenere, non è detto ad esempio che uno scatto “sportivo” debba necessariamente congelare una frazione di secondo di un gesto atletico potrebbe invece voler descriverne l’interezza e quindi aver bisogno di un tempo più lungo. Il primo passo, come del resto sempre prima di uno scatto, la prima domanda da porsi per poter scegliere il giusto tempo riguarda ciò che vogliamo ottenere. Il termine “corretto” deve essere prima riferito al collimare del progetto con il risultato, non è sbagliato uno scatto sportivo mosso se è ciò che volevamo (concentriamoci sempre sul punto della messa a fuoco), poi però il termine “corretto” lo riferiamo alla riuscita o meno dello scatto: sono riuscito a descrivere interamente il gesto nel mosso? Oppure sono riuscito a congelare quella frazione di secondo? Parlando di numeri, per congelare un’azione, quindi un movimento, servono tempi non inferiori a 1/1000, ovviamente la scivolata di un tennista non è un rettilineo in formula uno, si apre perciò una vasta gamma di possibilità. Nell’ambito del ritratto 1/125 può essere considerato un tempo “classico”.
Ovviamente un grandissimo aiuto per scatti nitidi è lo stabilizzatore d’immagine, (VR per Nikon, IS per Canon, OIS per Panasonic). Ricorda che lo stabilizzatore d’immagine ti protegge dal movimento della fotocamera non da quello del soggetto fotografato.
Siamo arrivati all’altro fattore incisivo per la nitidezza di uno scatto: la profondità di campo. Anche qui ci sono vari effetti che scaturiscono dalle varie possibilità. Per ottenere un effetto boken si apre la focale, si arriva anche a 1,8 per ottenere il ritratto di un neonato il cui labbro inferiore è a fuoco e quello superiore no. In questo caso, grande apertura e un obiettivo presumibilmente di 100mm, l’immobilità del fotografo è assolutamente obbligatoria. Nel caso in cui invece in un ritratto ho due o più persone metterò a fuoco la più vicina alla fotocamera e chiuderò la focale per avere una maggiore profondità di campo (da f11 in poi) ed avrò tutto a fuoco anche se in piani diversi, il caso anche dei fotografi paesaggisti.
Altri fattori che influenzano la messa a fuoco ma che non dipendono dalle scelte tecniche del fotografo ma da accortezze importanti sono:
- Correzione diottrica: per poter avere corrispondenza tra ciò che vediamo e ciò che è realmente nella scena, ogni fotografo deve regolare la diottria sulla macchina fotografica, operazione semplice ma importante (una rotellina vicino al mirino).
- Scarsa luminosità: anche se a prima vista l’ambiente ci sembra luminoso potrebbe non esserlo sufficientemente per la fotocamera che fa fatica a reclutare informazioni.
- Scarso contrasto: hai mai provato a mettere a fuoco un cielo blu senza nuvole? Molto semplicemente senza scendere nel dettaglio dei tipi di messa a fuoco (attivo/passivo, a rilevamento di contrasto o di fase) diciamo che per la messa a fuoco la scena deve offrire occasione di contrasto altrimenti la reflex continua a cercare il fuoco non riuscendoci, se si trova troppa difficoltà si può o cercare la zona più contrastata e bloccare la MAF oppure scegliere la messa a fuoco manuale. Aiutati anche con l’autofocus in più punti.
- Ottica di bassa qualità: ovviamente la qualità dell’ottica è legata al livello di qualità della reflex. Se si possiede una entry level un piccolo consiglio è quello di non usare la focale più aperta di cui è capace la macchina ma di chiudere di uno stop (esempio se l’apertura massima è 5,6 chiudere a 8) e di evitare le ottiche agli estremi (se monta un 18-55 non scattare a 18 e 55).
Bellissimi scatti a tutti.